Ogni cosa è illuminata

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Se cerchi non trovi

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Elisa
mar 23, 2024
∙ A pagamento
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Qui sopra: un paio di occhi indiani: Ogni cosa è illuminata! Alla fine di questo post, una pratica di mindfulness audio per il tuo allenamento a stare con le cose che accadono.

Qui sotto: la versione audio di questo post

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Chi cerca, non trova; chi non cerca, viene trovato. Recita così un aforisma di Kafka; lui in questa frase voleva parlare di amore, e della ricerca dell’anima “gemella”. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensava lui su colui o colei che trova l’altro, che evidentemente era in cerca. 

Del nostro atteggiamento di ricerca, che a volte diventa ossessione che si autoalimenta, ne parlavamo lunedì scorso con il gruppo di pratica – il Sangha – del lunedì sera. Oltre a fare mindfulness insieme, stiamo infatti leggendo e commentando un libro scritto a quattro mani da Norman Fischer e Susan Moon che ci spiega cos’è lo Zen. Un’intervista tra maestro e allieva (a sua volta insegnante) per chiarire e approfondire l’essenza della visione Zen, che ha senz’altro a che fare con l’atteggiamento della mindfulness verso l’esperienza del vivere.

La Mindfulness contemporanea e il pensiero buddhista sono infatti legati a doppio filo, anche se in un corso intensivo per la riduzione dello stress di solito non viene spiegato.

Comunque, per tornare al nostro argomento: che cosa ne pensi tu di questa affermazione, ovvero che è quando smettiamo di cercare, che troviamo?

Norman Fischer a questo proposito scrive: “si sente spesso dire che non bisogna praticare per ottenere qualcosa, ma che la pratica è fine a se stessa. (...) Ciononostante, la maggior parte degli occidentali che si avvicina al buddhismo è alla ricerca di qualcosa, il che può essere positivo, ma cercare una cosa ostacola la possibilità di trovarla. È uno strano paradosso: ottieni ciò che stai cercando solo quando smetti di cercarlo, e ciò che ottieni potrebbe non corrispondere a quello che pensavi di cercare. Troverai invece ciò che davvero stavi cercando, ma che non sapevi di cercare. 

Se ci pensi un attimo, ha senso. Quando si insegue accanitamente un obiettivo o un’aspirazione, l’urgenza diventa un ostacolo: si diventa tesi, insistenti, impazienti, facili allo scoraggiamento, e tutto questo ci intralcia”.

Certo nel piccolo forse è facile vedere come ciò possa corrispondere alla realtà di come le cose accadono. Una dei praticanti del Sangha per esempio, raccontava di come fosse riuscita a ritrovare gli occhiali persi per casa chissà dove, quando finalmente aveva rinunciato a cercarli ancora.

Io stessa mi sono accorta della maggiore facilità a risolvere un problema, quando smetto di pensarci su continuamente e lascio che la mente si riposi e si rilassi. Anche se da pragmatica quale sono mi viene spontaneo sedermi a tavolino e cominciare una lunga lista dei pro e dei contro, corredata da piani bi, ci e di!

Eppure… eppure, so che per ritrovarsi è necessario lasciarsi perdere un po’, mandarsi in vacanza, arrendersi davanti ad un nodo che più lo tiriamo, più stretto si ingarbuglia.

Non mollare mai

La tentazione di insistere e di non mollare mai – come si sente dire – è grande: confidiamo sulle tecniche e sui “sistemi per”; siamo figli di una specializzazione sempre più spinta, come se continuare a restringere il campo fosse sinonimo di soluzione sicura, di obiettivo raggiunto. E quando ci sembra di non cavare un ragno dal buco entro i tempi che crediamo opportuni, molliamo tutto (magari lamentandoci dell’inutilità dei nostri sforzi) e cerchiamo alternative. Sempre in cerca di qualcos'altro. Sempre impegnati a sfogliare, scrollare, cliccare veloci e scartare. Sempre in cerca della “Soluzione” a tutti i mali, incapaci di accettare di perdere, di perderci.

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